Photo credits: Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona
La figlia di un futurismo che amava Napoli ed il meridione
Addio alla figlia del Futurismo, Ala Marinetti, secondogenita del fondatore dell’Avanguardia. Il Ministro della Cultura Sangiuliano al funerale a renderle omaggio.
Napoli è la città scelta — per le sue luci folgoranti, l’ironia goliardica e il caos dinamico e vitale — da Filippo Tommaso (F.T. per gli amici) Marinetti per il battesimo del “movimento” futurista, il cui manifesto viene pubblicato il 14 febbraio 1909 dall’editore Bideri e, solo una settimana più tardi, compare in prima pagina sul francese «Le Figaro». In Campania conferenze, incontri “incandescenti”, declamatorie di poesie…
Il 20 aprile 1910 la prima serata futurista napoletana al teatro Mercadante partecipano Croce, Scarpetta, Gemito, Scarfoglio, Serao! Sul palco Palazzeschi, Carrà, Russolo, Altomare, Mazza, Bozzagni, Carrieri. Nel 1914, la grande mostra futurista nella galleria napoletana di Giuseppe Sprovieri. Nel 1916 il Manifesto futurista di Boccioni ai Pittori Meridionali sulla rivista «Vela latina». Nel 2018, Il Futurismo anni ’10 – anni ’20, la grande mostra antologica al Maschio Angioino. Il Manifesto futurista ai salernitani, redatto da Hyerace, Trimarco, Fruscione e Mattia viene pubblicato il 10 settembre 1922 sulla rivista mensile «È permesso?», periodico «artistico, umoristico e pupazzettato». Nel 1910 il napoletano Francesco Cangiullo aderisce al Futurismo e nel 1914 partecipa alla “Libera Esposizione Internazionale” alla Galleria Sprovieri con dipinti e sculture realizzati in collaborazione con Marinetti e Balla. Nel 1916 pubblica Piedigrotta poema parolibero.
Nella Basilica di Santa Maria in Aracoeli, sul colle del Campidoglio, che nel 1954 l’aveva vista sposa, l’ultimo saluto. Se n’è andata 3 giorni dopo la trasmissione «F.T. Marinetti» su RAI 3, nella seconda puntata di “Inimitabili”, in onda la sera della domenica di Pasqua, dove Napoli e il Sud sono definiti «i luoghi più futuristi con Milano».
Ala appare, al fianco della madre Benedetta Cappa, di grande fascinosa bellezza in un tailleur scozzese, sfoggiando una classe senza tempo. Bionda, snella, di un’eleganza innata, raffinata intellettuale piena di vita, un’icona di stile altera ed eterea, semplicemente straordinaria, così la ricorda commosso Roberto Bilotti.
Ala… il volo: il suo nome futurista racchiude gli ideali dei genitori che divennero anche i suoi: libertà, dinamismo, velocità ed ottimismo, che la facevano guardare al futuro vivendo il lato positivo delle cose. Creatività, fantasia, talento e inventiva sono stati il clima nel quale era nata e vissuta. Il suo nome è evocativo della declinazione pittorica del futurismo come espressione del mito della modernità vissuto dal movimento marinettiano.
L’entusiasmo per il volo simboleggiato dall’ala è codificato nel Manifesto dell’Aeropittura futurista, pubblicato nel 1929 e firmato da entrambi i genitori F.T. e Benedetta, un desiderio prepotente di vivere le forze dell’idealismo cosmico, il carattere meccanico e dinamico dell’aviazione e le forme di lirismo fantastico, naturalistico e spiritualistico ispirate al volo. Se ne è andata sei mesi prima della grande mostra che la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma dedicherà al Futurismo, il movimento culturale, artistico, letterario e musicale italiano dell’inizio del XX secolo nonché una delle prime avanguardie europee. Ebbe influenza su movimenti affini che si svilupparono in altri paesi d’Europa, negli Stati Uniti d’America e in Asia. I futuristi esplorarono ogni forma di espressione: pittura, scultura, letteratura, poesia, teatro, musica, architettura, danza, fotografia, cinema, gastronomia, animati e codificati da Filippo Tomaso Marinetti.
Il Tempo del Futurismo. 1909-2024, la mostra in programma da ottobre 2024 a febbraio 2025, si propone di rileggere i principali artisti futuristi e gli altri esponenti e, soprattutto, i suoi animatori, F.T. e Benedetta, con il supporto scientifico proprio di Ala e degli eredi Marinetti.
Ala, in nome del volo e della libertà, nata in casa, sotto il dipinto Dinamismo di un footballer di Boccioni (un calciatore che si smaterializza in un’atmosfera luminosa e guizzante). Ad Ala è dedicata la mostra Futurismi contemporanei: da Marinetti a Boccioni, oltre i confini del tempo, un commosso tributo di Chiara Donà dalle Rose e Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona, curata da Michele Citro ed Andrea Guastella — con la collaborazione del figlio di Ala, Leonardo Clerici — che si terrà dal 5 maggio al 9 giugno presso il piano nobile di Palazzo Donà dalle Rose, a Fondamente Nove, nel circuito della Biennale di Venezia.
Chiudiamo l’articolo con la testimonianza rilasciata dal nipote, Alessio Clerici, al funerale: «La mia Ala è insolitamente espressiva. È in grado di parlare con gli occhi o con le sole linee del volto. La mia Ala porta sempre con sé un profumo buono, diffonde eleganza e intelligenza acutissime. È uno spirito eternamente giovane, sempre al passo con il Nuovo. È molto abile nell’individuare e coltivare affetti profondi. Ma non ha mai paura del cambiamento. Ha gusto per la vita e vive per il gusto. La mia Ala non guarda mai indietro. Ma nutre un profondo rispetto per la sua storia e per la storia della sua famiglia. La mia Ala ha coraggio, ironia e leggerezza la accompagnano sempre, plana sulle cose dall’alto, non ha macigni sul cuore. La mia Ala ha tatto e fare poetico. Stupisce sempre la tenerezza con cui sa esprimere amore. Stupisce sempre statuarietà e fermezza epica del suo rimprovero. La mia Ala tiene allenata la mente e infiammato il cuore. Oggi il mondo perde un po’ di bellezza. Ed è nostro inderogabile compito darne alla luce più quanta ne svanisce».