ALBANO GIUSEPPE, artista nato a Putignano (Bari) nel 1899 e muore nel 1967 scultore e architetto.
Era ancora fanciullo di 13 anni quando per la prima volta prese lo scalpello in mano cominciando ad appassionarsi all’arte dello scalpellino e per il disegno.
Si interessa alla cartapesta e con questo materiale esegue il ritratto del padre.
Con l’avvento della I^ guerra mondiale fece il servizio militare come telegrafista, terminato l’evento bellico alla età di 22 anni iniziò a studiare presso l’Accademia di belle arti a Firenze seguendo il corso di scultura e a 27 anni completa gli studi.
Ebbe una amicizia ed una ammirazione con lo scultore Domenico Trentacoste che allora dirigeva l’Accademia fiorentina, scultore che allora andava per la maggiore.
A Firenze studia le opere degli scultori quattrocentisti facendo tesoro di ciò che vedeva. Svolse attività didattica a Firenze a Roma e a Bari ai massimi livelli.
La sua arte è poliedrica; progetta, scolpisce, ritrae si interessa di opere monumentali cimiteriali. Svolse attività didattica presso l’Accademia di BB. AA. di Firenze, insegnando scultura.
Le commissioni di lavoro non mancano ed egli è molto attivo e solerte. Molti sono i soggetti che realizza, sacri, profani, mitologici e progettazioni.
I lavori sono moltissimi e sono disseminati in tutta Italia che meriterebbero uno studio più approfondito.
Moltissimi sono i ritratti e le medaglie commemorative ove l’arte studiata dei quattrocentisti trova piena applicazione.
La lunga e intensa carriera di Albano è documentata dalle molte opere e dalle molte mostre, nazionali ed internazionali, alle quali il maestro partecipò dal 1920.
Ma come tutti gli esseri umani anche egli negli ultimi anni la sua attività artistica, anche per motivi di salute, andò scemando, poi l’alluvione di Firenze devastò il suo studio, rovinando totalmente, disegni, progetti e opere già realizzate o da realizzare.
Albano lavorò nel fango alacremente, nel vano tentativo di salvare qualcosa della propria arte, questo trauma e questa immane fatica lo fecero ammalare per cui dovette stare diverso tempo a letto per recuperare la salute.
Tra tutte le opere egli volle salvare quella che più lo impegnava il “Crocifisso” bronzeo per una cappella funeraria Putignanese; l’opera, già modellata ara di dimensioni naturali in cera morbida, viene devastata fortemente, ma Albano pazientemente la riprende completamente per poterla realizzare.
Questa sua immane tragedia unita ad una cagionevole salute non gli consentono più la totale ripresa, di colpo, alla vigilia del suo rientro a Firenze si spegne nella sua amata Putignano.
prof. Antonio Benvenuto