D’AMATO NULLO, artista nato a San Cesario (Lecce) nel 1913 e morto in Lecce nel 1982. Pittore, intagliatore e incisore su linoleum e sperimentatore continuo.
Si formò presso il locale istituto d’arte e andò a studiare poi a Roma nell’Accademia e nei corsi di architettura a Valle Giulia. Si appassionò alla Grafica nel 1936, ebbe riconoscimenti come: premi a Palermo e a Bari.
Fu presente alla Biennale di Venezia ed alla Quadriennale di Roma, Molte furono le sue personali e le collettive in tutt’Italia e all’estero.
I Critici ed il pubblico lo accolsero con favori. Lavorò e fu accanto ad artisti come Giorgio De Chirico, ed il gruppo di scienziati di via Panisperma.
Questo suo spirito indagatore, assieme ad uno sperimentalismo lo condusse ad un modo di vita, e a non chiudere mai il suo innato eclettismo, la sua vera vena artistica che, lo rese diverso da tanti meridionali cialtroni e indolenti suoi conterranei, che pure, tanto amò.
Questo artista, sperimentatore incessante, nel lavoro tener sempre presente il suo territorio i suoi personaggi e la sua storia. D’Amato amava la compagnia, era per lo scambio proficuo di interessi tra artisti.
Perciò questi, fu un insegnante generoso, sia in Roma che in Lecce. Artista poliedrico nella sua arte e nella sua vita sociale “generoso”. Lo stesso che in molte sue incisioni non dimenticava mai i suoi luoghi e che raccontò nelle sue opere.
Nelle sue ceramiche e nei suoi disegni, aveva un dinamismo unico ch’egli vedeva nei monumenti, negli altari barocchi, nelle Porte delle città, nelle cupole: per poi scendere alle cose della natura: cavalli e uccelli, colori intensi di albe e tramonti, colline e grotte come la Zinzulusa di Castro. La passione per i suoi luoghi storici pieni di Salentinità, che con ricco entusiasmo egli dipingeva.
Furono anni creativi in cui D’Amato comunicò ed espose a Lecce le sue opere, al Sedile e nelle gallerie, all’Osanna di Nardò, e in Taranto.
D’Amato amò i colori e il loro splendore, il Salento antico e moderno poiché suo luogo di nascita. Le sue opere sono sparse tra i collezionisti e molte opere sono pure in musei e raccolte pubbliche.
Prof. Antonio Benvenuto