Photo credits: Bruno Pollacci
Ricordo del pittore Divisionista dell’800
Il 15 gennaio 1858, ad Arco, in provincia di Trento, nasceva il grande pittore Giovanni Segantini, tra i massimi esponenti del divisionismo.
Dopo un’infanzia drammatica, segnata da ristrettezze economiche e dalla morte della madre, Giovanni finì rinchiuso in un riformatorio per vagabondaggio. Uscito di lì, dal 1873 lavorò nel laboratorio fotografico del fratello, affinando la sua sensibilità artistica e iniziando a studiare pittura. Nel 1878 e 1879 frequentò corsi regolari all’Accademia di Brera. Le prime opere di Segantini risentirono del “Verismo Lombardo”. Durante l’Esposizione Nazionale di Brera del 1879, fu notato dalla critica milanese. Nel 1880 si sposò e si trasferì con la moglie a Pusiano in Brianza, spostandosi alla ricerca di nuovi paesaggi e prediligendo la vita agreste, il lavoro nei campi, il pascolo, la tosatura e la filatura. Cercò anche di liberarsi dall’accademismo per trovare uno stile personale. All’Esposizione Internazionale di Amsterdam gli fu assegnata la medaglia d’oro. Nel 1886 Giovanni Segantini si stabilì a Savognin nel Canton Grigioni e iniziò il progressivo avvicinamento alla tecnica divisionista. In questo periodo i commercianti d’opere d’arte, i fratelli Grubicy, gli fecero un contratto esclusivo, promossero i suoi lavori e accrebbero la sua fama per mezzo di una intelligente attività promozionale. Dal 1889 Giovanni Segantini si avvicinò al “Simbolismo” creando allegorie, in sintonia con gli esempi dei pittori nordici. Adottò ufficialmente il Divisionismo nel 1891, esponendo le prime opere in questo stile alla Triennale di Brera. Segantini ottenne vari riconoscimenti nazionali e internazionali ma, nonostante il tanto lavoro, a causa del peso familiare, fu assillato dai debiti. Nel 1894, lasciò Savognin e si stabilì in Engadina, al Passo Maloja, dove, vivendo in un particolare ambiente naturale incontaminato e solitario, il suo misticismo si intensificò, diventando evidente nel suo Simbolismo che alla fine del secolo si affermò in tutta Europa, aprendo le porte all’Art Nouveau. Fu invitato a collaborare alla realizzazione del padiglione dell’Esposizione Universale di Parigi del 1900 e, proprio per completare l’opera destinata a questo progetto, il 18 settembre 1899 l’artista salì ai 2.700 metri dello Schafberg, dove fu colpito da un violento attacco di peritonite. Morì il 28 settembre.
Questa mia opera a carboncino acquerellato è in suo omaggio e memoria.
Bruno Pollacci
Direttore dell’Accademia d’Arte di Pisa