OSTUNI (BR) – Proseguono gli eventi culturali nella città di Ostuni: il 6 giugno 2024, alle ore 18:30, presso l’Hotel Paragon 700, in Largo Michele Ayroldi Carissimo, 14, sarà inaugurata la mostra d’arte “Edge of Hope”, con le meravigliose opere di due fotografi pluripremiati, Anthony Dawton e Jim McFarlane.
La mostra, il cui ingresso sarà gratuito, rimarrà esposta fino al 6 agosto 2024. Chi vorrà, mentre visiterà la mostra, potrà usufruire dell’area bar o della prelibata cucina dell’Hotel. I due artisti saranno presenti il 6 giugno all’Hotel Paragon 700 per un incontro con i partecipanti all’evento.
Un evento fatto di storie dietro le evocative immagini delle opere dei due artisti, che darà vita ad una fusione tra arte e beneficenza, tra il bello negli occhi e il bello nel cuore. Questo, perché “Edge of Hope” è un progetto di sensibilizzazione e raccolta fondi legata al Progetto Speranza, che supporta il lavoro della Fondazione Amal nel campo profughi Rohingya di Cox’s Bazar, il più grande al mondo, con oltre 900.000 persone di cui quasi il 65% bambini. Questo progetto fotografico, con gli scatti dei fotografi internazionali Anthony Dawton dal Regno Unito e Jim McFarlane dall’Australia, mette in evidenzia una situazione di sofferenza e disagio, ma anche di dignità, vita e speranza di riscatto, per i rifugiati del campo, in particolare per i più giovani.
Spiega Ulrike Bauschke, responsabile dell’Hotel Paragon 700 «A noi piace portare il mondo dei beni culturali fuori dai confini nazionali, contribuendo ad una visione della Puglia verso il mondo».
Il Director of Sales & Marketing Vincent Sergi aggiunge: «Il Paragon 700 Boutique Hotel & SPA continua a segnare con decisione il suo percorso nell’Hospitalitá di Lusso in Puglia, guardando anche al Glamour, all’arte e alla multiculturalità. Edge of Hope è uno dei tanti eventi che caratterizzeranno l’Estate 2024 del Paragon 700 Boutique Hotel & spa».
Prosegue «Questa mostra fotografica, tratta la tematica dei rifugiati dal mondo, che tocca anche l’Italia. Perciò vogliamo sensibilizzare la gente sul tema».
Le fotografie
Prendersi del tempo per riflettere sulla profondità dei temi e dei valori sociali che gli scatti di Dawton e McFarlane trattano. Questo l’obiettivo che i due autori vogliono raggiungere e che ha portato alla mostra “Edge of Hope”, l’antitesi dell’immediatezza attuale. Questo approccio permette di dar vita ad immagini particolarmente curate nei dettagli, in grado di rappresentare la reale condizione dell’individuo fotografato.
Le immagini della mostra sono in bianco e nero, stampate in grande formato e a mano, secondo gli standard qualitativi migliori. Si tratta di opere d’arte, visivamente sbalorditive e profondamente stimolanti. Ogni immagine esprime una profonda comprensione della condizione umana dei Rohingya e della crudeltà e dell’ingiustizia che hanno dato origine alla travolgente tragedia del campo di Cox’s Bazar. Le immagini di Dawton e McFarlane rappresentano un’eredità e una testimonianza silenziosa della difficile situazione del popolo Rohingya, nonché della straordinaria gentilezza e ospitalità del popolo del Bangladesh.
Anthony Dawton è un pluripremiato fotografo commerciale con sede a Londra. Ha anche lavorato a lungo con ONG in tutto il mondo, tra cui: Niger, Kashmir (in seguito al terremoto), Gaza, Camp Zaatari (il campo profughi siriano), la valle della Beqaa, i campi palestinesi a Beirut. Recentemente ha fotografato i senzatetto per le strade di Londra e il suo libro NOTLondon è stato pubblicato da Pallas Athene nel 2021.
Jim McFarlane è un fotografo australiano che lavora nel settore commerciale da oltre 35 anni. La sua esperienza copre la pubblicità e una vasta gamma di argomenti tra cui cibo, danza e persone. McFarlane ha insegnato fotografia al Victorian College of the Arts e alla Deakin University. Il suo lavoro con Anthony Dawton lo ha portato a Gaza, al campo Zaatari e ai campi palestinesi di Beirut.
Queste le parole di Anthony Dawton «La scelta di fare questa mostra è dovuta al voler far capire, in parte, il mondo dei rifugiati, delle persone povere. La scelta della location, questo posto molto turistico, molto ricco, vuole sottolineare ancor di più il contrasto tra la povertà delle persone che sono state fotografate e noi, la gente che ha maggiori possibilità in termini economico-sociali. Tutto il nostro lavoro è in vendita e i ricavi verranno donati all’organismo di beneficenza “Amal”».