VENTURA DOMENICO, artista nato a Altamura (Bari) nel 1942 e morto nel 2021. Pittore ricco di originalità, fantasia, ma anche capace di raccontare con le sue opere la realtà del territorio e della società. Artista presente a numerose collettive e con numerose personali in Italia.
La sua arte figurativa a volte dissacrante e boccaccesca, come è stata la sua ultima a Matera dal titolo “Le Malelingue”, tutto un programma per un’artista vero, un’artista/pittore capace di ridere e far ridere.
Molte le sue opere che si trovano in raccolte private e pubbliche. L’arte di Ventura è un’arte indagatrice del reale, ma anche capace di cogliere con l’occhio del ‘diverso’ la realtà che oggi la società pone sotto i nostri occhi.
La sua arte è un modo personalissimo di moralizzare ma allo stesso tempo di additare ai cittadini i nostri brutti difetti. Le sue opere non sempre piacciono, poiché egli mette a nudo l’ipocrisia, l’avidità, l’egoismo, la bestialità, le nefandezze ecc. quindi ogni uomo che visita le sue mostre si ritrova nudo. A tutto ciò egli aggiunge con la sua sentita tavolozza la possibilità di esaltare coi colori questi aspetti sociali.
La sua produzione degli inizi degli anni ’70, e in particolare con il “Bambino nudo”, mostra un particolare modo nell’uso del colore grigio e di un disegno dettagliato, per cui allontanava il soggetto dall’aura di tenerezza che mostra, generalmente, l’iconografia infantile. Una pittura viva, carnale, che sconfinava in un sottile sarcasmo in erotismo, ove i soggetti diventano sempre più i ‘diversi’.
Un occhio attento alla realtà e al costume della società contadina, la stessa che gli aveva dato i natali[1].
La sua quindi risulta essere una forma d’arte di protesta non gridata, non una forma di condanna pubblica cattiva ed arrogante, ma una forma di protesta che fa riflettere e che si rivolge alla sensibilità di tutti noi. La sua arte è una omelia morale dipinta che induce a guardarci dentro. Un artista difficile da commentare, difficile da leggersi a cuor leggero, ma è sicuramente un’artista vero.
[1] Dalla Gazzetta del Mezzogiorno, p. 20, del 4 aprile 2021
prof. Antonio Benvenuto